Approfondimenti scientifici
Magnesio e Ferro sono due dei principali minerali coinvolti nelle reazioni metaboliche all’interno dell’organismo.
Le carenze di magnesio e di ferro si manifestano con delle sensazioni comuni quali senso di stanchezza e affaticamento.
Mantenere i livelli fisiologici dei due minerali è importante, soprattutto per le donne. Si stima infatti che in Italia la carenza di ferro riguardi 3 italiani su 10, con particolare evidenza nelle donne.1
Si registrano stati di carenza legati anche a particolari fasi della vita:
Il ferro è un minerale essenziale che svolge un ruolo fondamentale in numerosi processi fisiologici e cellulari.
La sua principale funzione è quella di trasportare l’ossigeno dai polmoni al resto del corpo attraverso la sintesi di emoglobina e mioglobina di cui ne è un principale componente. In particolare, l’emoglobina è implicata nel meccanismo di trasporto dell’ossigeno dai polmoni al resto del corpo, mentre la mioglobina si occupa di fornire l’ossigeno a livello muscolare.
Il ferro contribuisce inoltre al supporto del sistema immunitario. Le sue peculiari azioni all’interno dell’organismo giustificano i segnali legati alla carenza di ferro, come sensazione generale di stanchezza e alterazioni delle naturali difese dell’organismo.3,4
La biodisponibilità del ferro viene definita come la quantità di ferro che viene assorbita e utilizzata dal corpo attraverso la dieta. Non tutte le fonti alimentari di ferro sono ugualmente ben assorbite dall’organismo.5,6
La biodisponibilità del ferro dipende da diversi fattori, tra cui:
– Il ferro eme è il ferro legato all’emoglobina o alla mioglobina, nelle quali si trova allo stato di ossidazione Fe2+ (ione ferroso)
– Il ferro non-eme è il ferro legato a proteine di deposito (come la ferritina), nelle quali si trova allo stato di ossidazioneFe3+ (ione ferrico).
L’assorbimento del ferro è un processo complesso che avviene nell’intestino tenue. Il ferro, come detto in precedenza, viene assorbito dall’organismo in due forme: ferro eme e ferro non eme.
Il processo di assorbimento del ferro parte dallo stomaco, per giungere poi a livello intestinale. Nell’intestino tenue, il ferro viene assorbito direttamente nel flusso sanguigno o viene prima convertito dalla forma Fe3+ nella forma Fe2+ per essere assorbito.
Il ferro eme è assorbito in modo efficiente ed è meno suscettibile alla modulazione da parte di altri componenti della dieta, mentre l’assorbimento del ferro non eme è meno efficiente e suscettibile di influenza;
L’assorbimento del ferro dalle diete vegetariane è meno efficiente rispetto alle diete a base di carne e i vegetariani hanno riserve di ferro inferiori e hanno maggiori probabilità di essere carenti di ferro.16
I fattori che possono migliorare l’assorbimento del ferro includono:
– riducendo il ferro alimentare ferrico (Fe3+) allo stato ferroso (Fe2+) forma più biodisponibile
– proteggendo il ferro dall’aumentare del pH luminale nel duodeno.8
I fattori che possono inibire l’assorbimento del ferro includono:
Il ferro nell’enterocita viene legato alla ferritina (proteina di deposito) nella forma Fe2+ in attesa di essere utilizzato nell’organismo. Quando le riserve nell’organismo si riducono, il ferro passa nel sangue come Fe3+, grazie alla ferroportina, un trasportatore presente sulla membrana basolaterale dell’enterocita in associazione ad una ferrosidasi rame dipendente efestina), che ne permette l’ossidazione da Fe2+ a Fe3+. Una volta nel plasma, il Fe3+ si lega alla transferrina, una proteina di trasporto del ferro.
La transferrina è una proteina che si lega al ferro e lo trasporta nel sangue fino al midollo osseo per la produzione di globuli rossi. Il recettore della transferrina è una proteina presente sulla superficie delle cellule che si lega alla transferrina e facilita l’assorbimento del ferro.17
Rame: da Fe2+ a Fe3+ trasporto dall’enterocita, passaggio ad ambiente extracellulare. Il ferro nell’enterocita viene legato alla ferritina (proteina di deposito) nella forma Fe2+ in attesa di essere utilizzato nell’organismo. Quando le riserve nell’organismo si riducono, il ferro passa nel sangue come Fe3+, grazie alla ferroportina, un trasportatore presente sulla membrana basolaterale dell’enterocita in associazione ad una ferrosidasi rame dipendente efestina, che ne permette l’ossidazione da Fe2+ a Fe3+. Una volta nel plasma, il Fe3+ si lega alla transferrina, una proteina di trasporto del ferro.
Il metabolismo del ferro è il processo mediante il quale il corpo regola l’assorbimento, lo stoccaggio e l’utilizzo del ferro. Il ferro è un minerale essenziale necessario per molte funzioni fisiologiche, e per questo il suo metabolismo viene strettamente regolato per garantire il mantenimento di un adeguato apporto di ferro prevenendo anche il sovraccarico di ferro.
Il metabolismo del ferro è regolato da diverse proteine, tra cui epcidina, ferroportina, transferrina e recettore della transferrina. L’epcidina è un ormone prodotto dal fegato che regola l’assorbimento del ferro legandosi alla ferroportina, una proteina che trasporta il ferro fuori dalle cellule. Quando i livelli di epcidina sono elevati, si lega alla ferroportina e blocca il trasporto del ferro, riducendone l’assorbimento. Quando i livelli di epcidina sono bassi, l’assorbimento del ferro aumenta.
Come detto in precedenza, Il ferro viene assorbito principalmente nell’intestino tenue e viene trasportato al fegato, dove è immagazzinato sotto forma di ferritina. In caso di necessità di ferro, viene rilasciato dalla ferritina e trasportato dalla transferrina nel midollo osseo, dove viene utilizzato per la produzione di globuli rossi.
Per permettere ciò, il ferro deve essere mobilizzato dalla ferritina, proteina di deposito intracellulare. La mobilizzazione del ferro dalla ferritina intracellulare è un processo di riduzione.
Una vitamina importante nel metabolismo del ferro è la vitamina B2 (o riboflavina). La vitamina B2, oltre ad avere un ruolo nel mantenimento di globuli rossi normali, contribuisce al normale metabolismo del ferro.
La vitamina B2, grazie alla sua funzione come agente riducente, permette la mobilitazione del ferro legato alla ferritina, per facilitarne l’utilizzo nelle cellule dei tessuti, dove esplica le sue funzioni.18
Il ferro si trova in una varietà di alimenti, tra cui carne, pollame, pesce, fagioli, lenticchie, tofu, spinaci e cereali fortificati. Il corpo assorbe il ferro più facilmente da fonti animali che da fonti vegetali.
La carenza di ferro è comune, in particolare nelle donne in età fertile, nei bambini e nei vegetariani. I sintomi della carenza di ferro includono affaticamento, debolezza e pallore.
È importante consumare abbastanza ferro nella dieta per evitare carenze. Secondo le tabelle LARN (Livelli di Assunzione Giornalieri Raccomandati di Nutrienti per la popolazione italiana) l’assunzione giornaliera raccomandata di ferro per gli uomini adulti è di 8 milligrammi e per le donne adulte è di 18 milligrammi (o 27 milligrammi durante la gravidanza).
Assorbimento inadeguato del ferro
La carenza di ferro può derivare da un’assunzione nutrizionale di ferro inadeguata o da una dieta povera in ferro. Anche chi segue una dieta vegetariana o vegana può risultare carente in ferro, in quanto i vegetali apportano un basso contenuto di ferro eme. Altri fattori possono comprendere:
Aumento del fabbisogno di ferro
La carenza di ferro può derivare da un insufficiente apporto dietetico dovuto all’aumento dell’esigenza del minerale da parte dell’organismo. Questo avviene soprattutto in alcune particolari situazioni come
Complessivamente, la biodisponibilità del ferro dalla dieta può variare da un minimo del 2-20% per le fonti di ferro non eme fino al 35% per le fonti di ferro eme. È importante seguire una dieta varia ed equilibrata che includa fonti di ferro sia eme che non eme per garantire un adeguato apporto e assorbimento del ferro.5
Se la dieta non dovesse bastare per sopperire alle esigenze di ferro, è possibile integrarlo con integratori alimentari. È sempre bene prediligere fonti ad alto contenuto in Fe2+ forma più biodisponibile perché compatibile con ferro eme.
Sono disponibili molti prodotti a base di ferro orale con dosi e formulazioni variabili.
Le formulazioni orali di ferro includono sali ferrosi (p. es., solfato ferroso) il cui utilizzo è limitato da eventi avversi gastrointestinali, come costipazione, nausea e diarrea. I sintomi gastrointestinali limitano l’aderenza e causano l’interruzione del trattamento.
Negli ultimi anni la ricerca si è spinta nel trovare fonti di ferro altamente ricche e unite a particolari tecnologie che evitano gli effetti collaterali sopra citati.
Di particolare interesse è la tecnologia liposomiale, che grazie ad un rivestimento liposomiale del ferro, ne permette l’assunzione senza lo sgradevole retrogusto metallico tipico, e protegge il minerale dal contatto con la mucosa gastrica, evitando l’effetto pro-ossidante del ferro libero e ne permette l’assorbimento a livello intestinale.
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